Young Factor Europe, la bussola per i nuovi europei che parlano “la lingua dell’economia”

ROMA – Lezioni di economia e finanza che diventano lezioni di Europa. Da novembre le scuole di Italia Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi potranno portare sui banchi Young Factor Europe, il progetto digitale presentato da Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio giovani editori, a conclusione della seconda giornata di Young Factor 2025. Un dialogo tra giovani, economia e finanza. Ovvero, la conferenza internazionale che fino a domani mette faccia a faccia 360 studenti da sei paesi della Ue con altrettanti banchieri centrali e con il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos.
L'obiettivo è uno: sbarcare in tutte le scuole dell’Unione entro cinque anni dalla sperimentazione, per mettere nelle mani degli studenti “un vocabolario di 50 parole chiave dell’economia e della finanza che – spiega Ceccherini – consenta loro l’accesso a a quella che consideriamo la lingua più parlata al mondo: l’economia. Una lingua che vorremmo divenisse sempre più familiare per voi giovani europei”.
Da qui passa un nuovo “senso di appartenenza all’Unione europea”, che è anche la risposta dell’Osservatorio all’appello di Sergio Mattarella, quel nessun dorma ispirato a Puccini con il quale, da Coimbra, il presidente della Repubblica ha incalzato i Ventisette a spingere sull’acceleratore dell’integrazione europea. “Vogliamo far suonare la sveglia, completare una costruzione che da comunità oggi solo economica e finanziaria, nata intorno alla moneta, possa – parole di Ceccherini – divenire vera e propria Unione politica. Con lo spirito dei padri fondatori e con l’energia di voi giovani d’Europa”.

Il progetto conta sul sostegno pubblico dei banchieri centrali di mezza Europa presenti all'evento oggi. Come Mario Centeno, governatore della Banca centrale del Portogallo; Klaas Knot, presidente della Banca centrale dei Paesi Bassi; Joachim Nagel, governatore Bundesbank; Fabio Panetta, governatore di Bankitalia, e François Villeroy, governatore Banca di Francia. Che vede l’Europa come la “terra di libertà. "Tradizionalmente gli Stati Uniti sono stati considerati una terra di libertà. Oggi, mi spiace dirlo – è il ragionamento di Villeroy de Galhau – questo è meno ovvio, meno vero. Noi in Europa siamo la terra della libertà".
Ma l'inversione a U dell'America di Trump rende anche urgente uno scatto europeo verso una difesa comune. "Per evitare le conseguenze avverse di un aumento della spesa dobbiamo farlo a livello europeo" così da "sfruttare le economie di scala in sinergia", osserva Panetta, mentre secondo Villeroy "è tempo di agire" con gli eurobond.
"Non vogliamo difendere la Polonia, la Lettonia o il Portogallo da soli, vogliamo difendere l'Europa" e per questo serve "condividere i costi", ribatte Centeno. Anche perché, ammonisce Knot, col debito si può far fronte a "un periodo straordinario", ma "tra qualche anno ci vorranno dei finanziamenti strutturali". Con il possibile ritorno "al Patto di stabilità" a scandire, secondo Nagel, le politiche fiscali nazionali.
repubblica